BIMESTRALE DI CULTURA E VITA SOCIALE

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martedì 8 dicembre 2009

Perché “La Gallina Domani”



In primis, è un nome inconsueto, fuori dagli schemi, che suscita curiosità e che richiama l’attenzione dei lettori e in modo un po’ ironico, ma molto intuitivo, le motivazioni che ci hanno spinto in questa avventura.
Viviamo in un mondo che ha eletto “l’uovo oggi” ad esclusivo, monolitico ed incontestabile motore di ogni attività umana. In effetti, molti, forse troppi, hanno rinunciato a sognare e quindi non sperano.
 Sono privati perfino del semplice desiderio di pensare che cosa accadrebbe se con un poco di coraggio, ingoiando un po’ di fame e tanta paura in un unico amaro e indigesto boccone, decidessero di non consumare quell’uovo, quel comodo, tondo, pacioso, rassicurante, accessibile assassino della nostra mente.
Se decidessero di dare a quell’entità un significato, una pregnanza diversa, che proietti lui e noi in quella dimensione cui solo l’Uomo – con la U maiuscola in quanto Umanità - è capace di accedere, ovvero il futuro, che egli materializza nella propria mente con la fantasia, l’ambizione, il desiderio, la speranza.
Schiava dell’uovo, della contingente e pressante necessità di consumarne il magro contenuto entro il compiersi del giorno, l’Umanità diventa pollo, lascia che il presente le tarpi le ali e abbassa il capo, rassegnata e spenta, per razzolare a becchettare miope tra la polvere dei cortili.
“Meglio un uovo oggi che una gallina domani” è quindi il proverbio che ben rappresenta l’Italia di oggi, senza distinzione di appartenenze politiche, un’Italia forse orfana di epiche contese tra balene bianche e gamberi rossi, colpevolmente dimentica, per disinformazione colpevolmente perseguita, delle immani tragedie del passato, al punto di sospirare, sempre meno sottovoce: “quando c’era Lui, cara Lei ...”. Non tradizionalista bensì conservatrice, immobilista, provinciale, che si imbozzola nelle proprie comode sicure e tiepide convinzioni, sorbite fin da piccoli assieme al caffèlatte di mamma e allo sguardo severo di papà, e rifugge con paura e fastidio da ogni spiraglio di luce che ci spinga ad aprire lo sguardo verso l’infinito.
In questo clima, l’opportunità di partecipare è vista come una minaccia alla propria tranquillità, anziché come l’occasione concessa “a divinis” a ciascuno, individualmente, di riscattarsi dalla meschina logica del “do ut des” e dell’ “hic et nunc”, per prendere in mano, almeno in parte, il proprio destino.
Noi ambiamo a “La Gallina Domani”. Ognuno se la disegna in un modo diverso, chi la vede bianca, chi nera, chi agile galletto, chi grassa e grossa come un tacchino, chi già nel forno con le patate, chi pacifico abitante di un aia solatia. Ma noi tutti non ci accontentiamo di un uovo oggi. Noi crediamo, sappiamo che il domani può esistere e che può essere diverso e migliore. Quanto e come ? Dipende solo da noi, dall’intensità con la quale saremo capaci di credere.

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